Nel trasporto ferroviario merci europeo scoppia il “caso Germania”. Il piano di risanamento della rete tedesca annunciato dal governo federale, che prevede interruzioni totali del traffico per 5-6 mesi l’anno su 40 tratte tra il 2026 e il 2032 (con il 2028 come anno clou), sta sollevando forti preoccupazioni tra gli operatori della logistica e dell’intermodale, Italia compresa.

A rischio non sono solo i collegamenti internazionali, ma l’intero equilibrio del trasporto merci su rotaia in Europa.

A dare voce all’allarme è una lettera inviata ai vertici di Deutsche Bahn e al ministro tedesco dei Trasporti Patrick Schnieder, firmata dai rappresentanti di Kombiverkehr, Hupac e TX Logistik (Gruppo FS), insieme alle associazioni Erfa, Fermerci, Sgkv e Uirr.

Nel documento si denuncia una programmazione dei lavori “scollegata dalle esigenze del mercato”, che rischia di cancellare o deviare migliaia di treni merci su percorsi più lunghi e meno competitivi.

Uno dei punti più critici riguarda il corridoio Genova–Rotterdam, arteria strategica per l’interscambio di materie prime e prodotti finiti tra l’Italia e il Nord Europa. 

A partire dal 2028, la Germania chiuderà per almeno quattro mesi la linea diretta verso l’Italia, su cui oggi transitano circa 200 treni merci al giorno.

«A differenza dell’Italia, dove RFI riesce a garantire la continuità del servizio alternando i lavori, in Germania le chiusure saranno totali» spiega Clemente Carta, presidente di Fermerci.

«Si tratta di linee fondamentali del corridoio Nord-Sud, che attraversano le aree più produttive del continente. Alcune deviazioni comporterebbero aumenti di percorrenza fino al 400%, con un impatto devastante su costi e competitività».

Secondo le stime del settore, la capacità ferroviaria potrebbe ridursi tra il 20 e il 30%, con l’effetto collaterale di mezzo milione di viaggi aggiuntivi di camion sui valichi alpini attraverso Austria e Svizzera.

Una prospettiva che contrasta apertamente con gli obiettivi europei di trasferimento modale dalla gomma alla rotaia.

Nella lettera, le imprese chiedono interventi immediati: blocco dei canoni d’accesso alla rete nel 2026, garanzia di almeno il 90% della capacità durante i lavori, adeguamento delle linee alternative, assegnazione delle tracce secondo la domanda reale e compensazioni per le tratte penalizzate.

«Senza queste misure – scrivono – sono a rischio la competitività e i progressi climatici dell’Europa».

A peggiorare la situazione si aggiunge la nuova normativa svizzera sui carri merci, prorogata fino al 31 dicembre 2026, ma ritenuta da Fermerci ancora “troppo rigida e penalizzante per molte imprese”.

«Germania e Svizzera sono i due snodi vitali per i traffici ferroviari italiani verso l’Europa centro-settentrionale» conclude Carta. «Se entrambi vanno in crisi, l’intero sistema rischia il collasso.

E senza correttivi, una parte importante della flotta europea potrebbe restare ferma ai binari».