Tensione alle stelle sul progetto di quadruplicamento della linea ferroviaria Bologna-Castelbolognese.
A lanciare l’allarme è il Coordinamento dei Comitati del territorio, che dopo l’incontro del 29 luglio con la Regione Emilia Romagna ha espresso forte preoccupazione per quella che definisce “una decisione già presa, senza un reale confronto”.
A farsi portavoce del malcontento è Armando Martignani, presidente del Coordinamento, che punta il dito contro la Regione e in particolare contro l’assessora Irene Priolo.
“Ha confermato il tracciato proposto da RFI – afferma Martignani – e ha dichiarato che non sono state prese in esame alternative progettuali. Un confronto svuotato di senso”.
Secondo quanto riferiscono i comitati, il progetto – nella sua attuale configurazione – prevede un unico tracciato che da Bologna giunge fino a Castel Bolognese, con uno snodo nevralgico a Solarolo, dove si concentrerebbero le principali opere infrastrutturali, con un impatto importante sul territorio agricolo e urbano.
Alternative tecnologiche mai realmente valutate
Sul tavolo, spiegano i rappresentanti dei comitati, erano state proposte soluzioni alternative di natura tecnica, tutte orientate alla sostenibilità e all’innovazione: dalla separazione dei flussi AV e AC, all’interramento dei binari, passando per l’impiego di gallerie artificiali o profonde e la deviazione del traffico merci su direttrici meno impattanti.
Ma secondo Martignani, queste ipotesi sono state archiviate troppo in fretta: “Ritenute economicamente insostenibili, ma senza alcuna analisi tecnica dettagliata o documentazione a supporto. Una chiusura pregiudiziale che lascia poco spazio al dibattito”.
Nodo ambientale e strategico ancora aperto
Un altro fronte critico riguarda l’impatto ambientale. Il consumo di suolo agricolo e le conseguenze paesaggistiche, spiegano i comitati, sarebbero state rinviate alla fase di progettazione definitiva, “minimizzate o ignorate del tutto”.
Martignani parla di risposte tecniche approssimative, che rafforzerebbero “la percezione di un progetto già deciso, dove la partecipazione pubblica è stata solo un passaggio formale”.
Anche il tema del porto di Ravenna, più volte citato come nodo strategico nel traffico merci nazionale ed europeo, risulterebbe, secondo i comitati, scollegato dal progetto attuale.
“Non è stata presa in considerazione la nostra proposta di dirottare il traffico merci lungo la dorsale adriatica – da Rimini verso Ravenna, Ferrara e Poggio Rusco – per alleggerire il nodo di Bologna”, spiega ancora Martignani. “Una soluzione che la stessa Priolo ha ammesso non essere ancora stata valutata”.
Nessun beneficio diretto per il territorio
Il Coordinamento denuncia infine l’assenza di ricadute positive per i territori coinvolti. “Non è prevista alcuna nuova stazione passeggeri per i servizi a lunga percorrenza – si legge nella nota –. Questo vanifica qualsiasi miglioramento in termini di accessibilità e sviluppo locale”.
Il giudizio è netto: un progetto “nato vecchio, ancorato a logiche superate, che non recepisce né le tecnologie più moderne né le esigenze reali del territorio”.
Da qui l’appello al Commissario per l’opera, affinché possa esercitare “un ruolo terzo, competente e imparziale, capace di avviare finalmente un confronto serio, basato su dati verificabili, alternative reali e interesse pubblico autentico”.