
Con il maxiemendamento del Governo alla manovra 2026, depositato oggi in Parlamento, arrivano misure per circa 3,5 miliardi di euro che spaziano dal sostegno alle imprese nelle Zes e nella Transizione, all’adesione automatica alla previdenza complementare, fino agli stanziamenti per il Ponte sullo Stretto di Messina.
Proprio su quest’ultimo fronte, il testo prevede lo slittamento al 2033 dei 780 milioni di euro inizialmente destinati all’avvio dei cantieri, a seguito dello stop imposto dalla Corte dei Conti che ha di fatto congelato l’iter nel 2025.
Una scelta che recepisce una richiesta avanzata anche dal Partito Democratico, dopo il blocco dell’iter amministrativo che ha impedito l’apertura dei lavori nei tempi inizialmente previsti. Il rinvio, tuttavia, ha immediatamente riacceso il confronto politico.
Il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini, pur senza commentare direttamente il contenuto dell’emendamento, ha ribadito la volontà di portare avanti il progetto.
Intervenendo all’inaugurazione delle nuove fermate Colosseo/Fori Imperiali e Porta Metronia della linea C della metropolitana di Roma, il ministro ha sottolineato come il Ponte sullo Stretto rappresenti «un’opera ambiziosa, difficile e costosa, ma necessaria», paragonandola per valore simbolico e strategico alle grandi infrastrutture metropolitane della Capitale. «Perché ci sono opere che uniscono e opere che dividono?», ha chiesto Salvini, rivendicando il carattere unico dell’intervento.

Dal punto di vista tecnico, l’emendamento interviene con una modifica tabellare allo stato di previsione del Mit. Come spiegato nella Relazione tecnica, il provvedimento “rifinanzia” gli stanziamenti alla luce dell’aggiornamento dell’iter amministrativo e del mancato perfezionamento degli impegni di spesa nel 2025, prevedendo un incremento delle risorse nel 2033 tale da lasciare invariato il valore complessivo delle somme autorizzate.
Le opposizioni leggono però il rinvio come la conferma di uno stop sostanziale all’opera.
Angelo Bonelli (Avs) parla di “crollo dell’architettura finanziaria” del Ponte, sostenendo che i rilievi della Corte dei Conti possano essere superati solo con una profonda riprogettazione e una drastica riduzione dei costi.
Ancora più netta la posizione del Movimento 5 Stelle, che vede nello slittamento dei fondi al 2033 i “titoli di coda” del progetto, chiedendo di destinare le risorse a infrastrutture ferroviarie, stradali ed edilizia scolastica in Sicilia e Calabria.
Critiche arrivano anche sul fronte economico e normativo: secondo il M5S, il ricorso a incentivi fiscali e iperammortamenti per attrarre capitali privati dimostrerebbe la debolezza del piano finanziario, con il rischio di ulteriori oneri per lo Stato e possibili penali a carico della finanza pubblica.

Di segno opposto la lettura dell’amministratore delegato della Stretto di Messina, Pietro Ciucci, che vede nell’emendamento la conferma dell’impegno del Governo.
A suo avviso, il provvedimento mantiene invariato il valore complessivo delle risorse autorizzate, pari a 13,5 miliardi di euro, adeguando semplicemente la tempistica alla luce delle decisioni della Corte dei Conti.
Il dibattito sul Ponte sullo Stretto resta dunque aperto: tra rinvii, conferme di impegno e forti contrapposizioni politiche, il futuro dell’opera continua a dividersi tra ambizioni infrastrutturali e incertezze procedurali.
Intanto sull'arogomento arriva immediata la replica della Pagina Ponte sullo Stretto di Messina, realtà indipendente di divulgazione dedicata al progetto dell’attraversamento stabile, in merito alle notizie circolate nelle ultime ore su un presunto definanziamento dell’opera.
Secondo quanto riportato, non vi sarebbe alcuna riduzione delle risorse destinate al Ponte di Messina. Il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti ha infatti confermato che si tratta esclusivamente di un adeguamento tecnico e di un allineamento temporale della copertura finanziaria al nuovo cronoprogramma dei lavori.
La rimodulazione si sarebbe resa necessaria a seguito della mancata registrazione della delibera CIPESS da parte della Corte dei Conti, passaggio che ha comportato uno slittamento dell’avvio dei lavori: inizialmente previsto per la fine del 2025, l’inizio delle attività è ora atteso nel corso del 2026.
Un rinvio che, per ragioni amministrative e di bilancio, ha comportato lo spostamento temporale delle risorse, senza però intaccare l’entità complessiva dei finanziamenti. L’opera, viene ribadito, resta integralmente coperta sotto il profilo economico.
Nel dettaglio, le risorse confermate ammontano a circa 5 miliardi di euro per la realizzazione del Ponte e a ulteriori 8 miliardi di euro destinati alle opere accessorie e di collegamento.