
Nel 2026 non ci sarà nessun rincaro per i viaggiatori dei treni regionali che circolano sulla ex FCU. La Regione ha infatti deciso di congelare le tariffe su queste linee, bloccando l’aumento del 5% previsto dal contratto di servizio con Trenitalia.
Si tratta dui una scelta mirata a non far ricadere sugli utenti gli effetti dei lavori in corso sull’infrastruttura, che stanno incidendo in modo significativo sulla qualità del servizio.
La delibera, approvata nei giorni scorsi, comporta un costo stimato in circa 220 mila euro, che verrà compensato al gestore attraverso i meccanismi economici già previsti dal contratto.
Di conseguenza, per tutto il 2026 i prezzi di biglietti e abbonamenti sulla rete ex FCU resteranno invariati.
Diverso il discorso per i servizi regionali che viaggiano sulla rete ferroviaria nazionale, dove l’adeguamento tariffario scatterà regolarmente.
Una scelta legata ai cantieri
Alla base del provvedimento c’è la fase di profonda trasformazione che sta interessando la ex FCU. Gli interventi di ammodernamento tecnologico ed elettrificazione, indispensabili per elevare gli standard del servizio nel medio-lungo periodo, stanno però imponendo limitazioni operative: velocità ridotte, minore regolarità e una frequenza delle corse penalizzata. In questo contesto, la Regione ha ritenuto inopportuno applicare aumenti tariffari su un servizio che non è ancora in grado di esprimere le proprie potenzialità a regime.

Gli aumenti evitati
Senza il provvedimento dalla Giunta, dal 1° gennaio 2026 le tariffe sulla ex FCU sarebbero cresciute del 5%. Un biglietto ordinario di seconda classe per una tratta media sarebbe passato da 2,20 a circa 2,30 euro.
L’abbonamento settimanale avrebbe superato i 14,50 euro rispetto agli attuali 13,80, mentre quello mensile sarebbe salito oltre i 44 euro, dai 42,40 attuali. Per gli studenti, l’abbonamento scolastico avrebbe registrato un incremento annuo di circa 13 euro, con l’annuale vicino ai 390 euro invece degli attuali 368,90. Ritocchi contenuti, ma che si sarebbero sommati ai disagi già causati dai cantieri.
Il quadro contrattuale
Dal punto di vista tecnico, la decisione interviene su un meccanismo automatico di aggiornamento delle tariffe previsto dal contratto di servizio valido fino al 2032, esteso nel 2024 anche ai servizi sulla rete ex FCU.
Per il 2026 l’adeguamento era fissato al 5%, ora sospeso esclusivamente per queste linee. Trenitalia ha stimato in 219.868 euro il mancato introito, cifra che sarà recuperata attraverso le consuete verifiche annuali sull’equilibrio economico del contratto, basate sul confronto tra previsioni e dati reali di esercizio.
Rete nazionale: aumenti confermati
Nessuna deroga, invece, per i treni regionali che circolano sulla rete nazionale, dove l’aumento tariffario resta confermato. L’adeguamento interessa tutte le principali tipologie di titoli di viaggio, in un contesto già critico per i pendolari, come dimostrano le recenti tensioni culminate nella diffida regionale a Trenitalia sul Regionale Veloce 4514.
Il biglietto di corsa semplice in seconda classe va da 1,60 euro per le tratte fino a 7 chilometri, fino a 9,80 euro per percorrenze tra 91 e 100 chilometri.
In crescita anche gli abbonamenti: il settimanale parte da 12 euro, il mensile da 36,20 euro e può superare i 99 euro sulle distanze medio-lunghe, mentre l’annuale varia da poco più di 325 euro a oltre 1.190 euro. Ritocchi al rialzo anche per gli abbonamenti scolastici, con prezzi a partire da 235,40 euro per le tratte più brevi.