Mercintreno 2025, giunto alla XVII edizione, si conferma come il principale appuntamento per fare il punto sullo stato del trasporto ferroviario merci e intermodale in Italia.
Quattro sezioni di lavoro, oltre 45 interventi da parte di stakeholder e rappresentanti istituzionali hanno delineato con chiarezza criticità e prospettive del settore.
L’apertura dei lavori, affidata al presidente del CNEL Renato Brunetta, ha messo in evidenza un quadro preoccupante, già più volte denunciato da associazioni come FerMerci e da numerosi operatori.
Crescono le perdite economiche, cala la qualità del servizio, si riduce la fiducia della clientela e aumenta la quota di traffico che sceglie la gomma a scapito della ferrovia.
I numeri parlano chiaro: le riduzioni di traffico si attestano tra il 9 e il 12%, con perdite complessive che superano i 400 milioni di euro in sette anni per le imprese aderenti a FerCargo e oltre 90 milioni per la sola FS Logistix.
Una “tempesta perfetta”, come l’hanno definita molti operatori, causata da un intreccio di fattori nazionali e internazionali.
Se da un lato il contesto geopolitico pesa sul sistema logistico, dall’altro la situazione interna appare ancora più critica: i cantieri legati al PNRR e le scelte di Paesi come la Germania e la Svizzera, che hanno adottato interventi incisivi sulla rete ferroviaria, stanno creando pesanti ricadute operative in un comparto già caratterizzato da margini molto ridotti.
I lavori di ammodernamento infrastrutturale, pur necessari e attesi da tempo, comportano ritardi e deviazioni che compromettono l’efficienza logistica, in particolare per il traffico intermodale. Gli indici di qualità, oggi fermi al 40% a fronte di un obiettivo del 90%, fotografano un peggioramento tangibile.
E non è solo un problema italiano: la Germania, dopo anni di ritardi, ha avviato un maxi piano di investimenti che prevede chiusure di linee strategiche per periodi di 4-6 mesi o più, mentre la Svizzera ha imposto vincoli di sicurezza giudicati insostenibili dagli operatori proprietari degli oltre 250.000 carri attualmente in servizio.
A tutto ciò si sommano ulteriori complicazioni normative, frutto della frammentazione delle reti ferroviarie europee e della lentezza nell’adeguamento normativo alle innovazioni tecnologiche e alla digitalizzazione.
L’allarme è stato condiviso trasversalmente da stakeholder e rappresentanti istituzionali, che però lamentano scarsa capacità di incidere su un settore complesso e politicamente poco “premiante”.
Tra gli interventi più incisivi, quelli del presidente di FerMerci Clemente Carta e dell’amministratrice delegata di FS Logistix Sabrina De Filippis. Quest’ultima ha ricordato come la società stia investendo per rilanciare il comparto, ma debba fare i conti con una congiuntura estremamente sfavorevole.
De Filippis ha lanciato un appello per una maggiore compattezza del settore e per l’adozione di misure di sostegno analoghe a quelle attuate in altri Paesi europei, come l’utilizzo di fondi PNRR per compensare le perdite operative, sul modello spagnolo.
“Crediamo fermamente nelle potenzialità di questo settore e siamo convinti che entro due o tre anni potremo assistere a una vera svolta. Ma non possiamo restare fermi ad aspettare il 2028 accumulando perdite: non sopravviveremmo”, ha dichiarato De Filippis, sintetizzando il sentimento diffuso tra i partecipanti al Forum.