La procura ha chiesto il rinvio a giudizio per il macchinista 45enne di Marcon (Venezia) al banco del Frecciarossa 8828 Lecce-Venezia che poco dopo le 20 del 10 dicembre 2023 nei pressi della stazione di Faenza urtò il Regionale 1742 fermo al segnale rosso sulla linea Bologna-Rimini.

Questo il significato dell’udienza preliminare fissata per inizio anno nuovo.

Il 45enne proprio in ragione degli accertamenti tecnici, sin dai primi passi dell’inchiesta era stato indagato per disastro ferroviario colposo. Secondo quanto emerso dalle verifiche della Polfer, il Frecciarossa, retrocedendo, era finito contro il Regionale: sei almeno i feriti tra i 460 passeggeri totali distribuiti sui due mezzi, di cui nessuno grave (30 al massimo i giorni di prognosi).

Per arrivare alle sue conclusioni, la procura aveva individuato quale proprio esperto di fiducia, l’ingegnere meccanico Roberto Lucani da oltre vent’anni attivo nel mercato dei trasporti ferroviari nazionali e internazionali.

Il quesito, ad ampio spettro, andava dalla dinamica dell’infortunio alla potenzialità offensiva sulla pubblica incolumità. Il pm aveva affidato pure una consulenza informatica all’esperto bolognese Michele Ferrazzano. Su questo fronte l’indagato aveva nominato l’ingegnere forlivese Nicola Buffadini. Obbiettivo della procura era qui ricostruire tutte le interazioni tra i dispositivi elettronici e il mondo oltre i rotabili proprio nel momento dello schianto.

In particolare al 45enne, come disposto dagli inquirenti, a suo tempo erano stati sequestrati due telefonini - il suo e quello di servizio - e il tablet di servizio.

Tra gli esami irripetibili disposti dalla magistratura requirente, figura anche quello sul sistema frenante del Frecciarossa. Al setaccio c’erano finiti pure il libro di bordo con il bollettino di segnalazione avarie del Regionale. E il libro di bordo mezzi per il Frecciarossa, quest’ultimo comprensivo della scheda delle condizioni di stato.

Sull’accaduto era intervenuto anche il sottosegretario alle Infrastrutture Tullio Ferrante il quale, rispondendo a una interrogazione della parlamentare ravennate del Pd Ouidad Bakkali, aveva precisato che non c’era stato alcun collegamento diretto tra il progetto di quadruplicamento dei binari della tratta Bologna-Castel Bolognese e l’incidente ferroviario. 

In particolare secondo quanto osservato da Ansfisa, l’agenzia nazionale per la sicurezza delle ferrovie e delle infrastrutture stradali e autostradali - aveva proseguito Ferrante -, "la collisione è stata causata da una indebita retrocessionedel treno 8828 che così è andato a urtare il primo veicolo di testa del Regionale 1742, fermo, ma diretto nella stessa direzione, davanti al segnale di blocco disposto a via impedita".

Per quanto risulta, "la retrocessione del treno si è verificata a seguito dell’intervento della frenatura d’urgenza comandata dal dispositivo vigilante del treno".

Il convoglio, a causa della pendenza, era retrocesso di circa 800 metri senza intervento del macchinista, pure presente e attivo in cabina. L’Agenzia aveva precisato inoltre che "non si ravvedono, allo stato, diretti collegamenti tra l’incidente e la possibile realizzazione del quadruplicamento della tratta ove lo stesso è avvenuto".