È bastata una settimana per riportare in auge un progetto dato per disperso. La riattivazione della linea ferroviaria Feltre–Primolano, oggetto di uno studio finanziato con 200.000 euro dai Fondi dei Comuni di Confine, è tornata al centro del dibattito pubblico grazie a un convegno tenutosi venerdì 17 ottobre.
L’incontro, promosso anche grazie alla spinta mediatica di esponenti politici locali, ha messo sul tavolo non solo la fattibilità tecnica dell’infrastruttura, ma anche il suo valore strategico per il territorio.
A commentare con soddisfazione la rinnovata attenzione è Alessandro Del Bianco, candidato del Partito Democratico bellunese alle regionali: “Porre l’attenzione su un problema, generare dibattito e proporre soluzioni dovrebbe essere l’essenza stessa della politica”.
Tra i relatori dell’incontro: Ezio Facchin, ex assessore ai trasporti del Comune di Trento e dirigente RFI, oggi presidente di Trentino Trasporti; Martin Ausserdorfer, amministratore di Rail Traction Company; e il sociologo Diego Cason, con un focus preciso sulla sostenibilità e accessibilità delle aree montane.
Una linea, molteplici esigenze: lavoratori, studenti, turisti
Il convegno ha ribadito un concetto fondamentale: la mobilità ferroviaria non è un lusso per turisti, ma una necessità quotidiana per studenti, pendolari, lavoratori e cittadini che si spostano per esigenze sanitarie o familiari.
In un territorio dove il trasporto pubblico su gomma e rotaia mostra ancora forti criticità — basti pensare alle interruzioni programmate sulla Calalzo – Conegliano — il tema di una nuova connessione con Trento assume un’importanza strategica.
Secondo Cason, un collegamento ferroviario elettrificato e con frequenze competitive rispetto al mezzo privato “va considerato a tutti gli effetti”, come leva di riequilibrio territoriale e risposta concreta al crescente disagio delle comunità montane.
Il modello Val Pusteria: ascoltare il territorio e pianificare a lungo termine
A portare un esempio concreto è Martin Ausserdorfer, che ha illustrato la variante Val di Riga, una bretella ferroviaria in corso di realizzazione per collegare direttamente la linea della Val Pusteria con quella del Brennero.
“È un sogno che si realizza. Le infrastrutture funzionano se ascoltano il territorio e vengono pensate per durare nel tempo. Serve una visione, non il timore del primo ostacolo tecnico o burocratico”.
Ausserdorfer sottolinea l’importanza di costruire una visione condivisa, di fare studi di mobilità approfonditi e di accompagnare i progetti con una comunicazione trasparente: “È come ristrutturare una casa: disagi oggi per vivere meglio domani”.
Facchin: “Servono progetti pensati per i cittadini, non solo per gli eventi”
Critico verso i cosiddetti “progetti bandiera” — pensati per grandi eventi ma privi di una reale pianificazione — è stato Ezio Facchin, che ha invece invitato a pensare ai servizi in funzione delle esigenze della popolazione.
“Non è quando arrivano le risorse che si risolve un problema, ma quando si ha un buon progetto. E la Feltre–Primolano ha bisogno oggi di un modello di esercizio concorrenziale rispetto al mezzo privato”.
Attualmente, spostarsi tra Belluno e Trento significa affrontare un viaggio misto bus-treno con una velocità media inferiore ai 40 km/h. Un dato che pesa sul futuro del Feltrino occidentale, dove la mancanza di servizi spinge i giovani e le famiglie ad abbandonare il territorio.
Facchin ha anche criticato l’analisi costi-benefici finora utilizzata da RFI, ritenendola obsoleta e basata su dati di traffico stradale del 2011, ignorando del tutto il bacino del Primiero.
Una sfida demografica prima che infrastrutturale
L’ultima riflessione, condivisa da tutti i relatori, va oltre l’ingegneria e il trasporto: la mobilità è oggi la chiave per contrastare lo spopolamento delle aree montane.
“Come trattenere le persone se non possono contare su una mobilità sostenibile?” ha concluso Facchin.
Il messaggio finale è chiaro: la politica e le istituzioni devono scegliere da che parte stare. O continuare a parlare di rilancio della montagna in modo astratto, oppure investire in modo serio in infrastrutture che ne rendano possibile la vita quotidiana.