Si è tenuto nei giorni scorsi un incontro tra il vertice di ČD Cargo e i rappresentanti delle principali sigle sindacali per fare il punto sull’andamento dell’azienda e delineare i prossimi passi nel processo di ristrutturazione in corso.

Al centro del confronto, la persistente flessione dei volumi di traffico merci, che continua a interessare l'intera rete gestita da Správa železnic.

Nel primo semestre del 2025, infatti, i volumi di trasporto di tutti gli operatori ferroviari in Repubblica Ceca sono diminuiti del 5,3% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. ČD Cargo ha contenuto la flessione al 3,2%, ma il trend negativo, già iniziato nel 2023 e proseguito nel 2024, non accenna a fermarsi.

Secondo l’amministratore delegato Tomáš Tóth, le cause principali della contrazione sono riconducibili a mutamenti strutturali dell’economia: il progressivo abbandono dei combustibili fossili nei settori energetico e del riscaldamento, la diminuzione della produzione siderurgica in Europa – emblematico il caso della cessazione della produzione di acciaio grezzo nello stabilimento Liberty Ostrava – e le interruzioni nella produzione chimica ad alta intensità energetica. A questi fattori si aggiungono l'incertezza nel settore automobilistico, il ritorno della raccolta del legname a livelli pre-crisi del bostrico, e la necessità di contenere le perdite nel servizio a carri isolati.

“Per mantenere il nostro vantaggio competitivo e garantire la stabilità di ČD Cargo anche in futuro, dobbiamo proseguire con le successive fasi della ristrutturazione. Purtroppo, ciò comporta la riduzione di tutte le nostre capacità: meno carri merci, meno locomotive, e ulteriori tagli al personale,” ha dichiarato Tóth.

Le previsioni per il 2026 non sono più incoraggianti: si stima che i volumi di trasporto non supereranno i 45 milioni di tonnellate. Per affrontare questa prospettiva, ČD Cargo sta già predisponendo nuove misure di razionalizzazione, che coinvolgeranno anche il parco rotabili. Nelle prossime settimane si terranno ulteriori incontri con le organizzazioni sindacali per discutere un ridimensionamento complessivo di circa 700 dipendenti entro fine anno.

“Sulla base dei segnali di mercato e del confronto con i nostri partner commerciali, dobbiamo prepararci a un’ulteriore riduzione dei volumi nelle commodity tradizionali. Senza nuove merci sulla ferrovia, ci avvieremo a una stabilizzazione attorno ai 40 milioni di tonnellate annue,” ha concluso Tóth.

Durante la riunione odierna sono stati avviati i primi colloqui sindacali per la uscita di 287 addetti operativi, dichiarati attualmente in esubero. Seguiranno discussioni relative ai tagli nel personale tecnico-amministrativo e all’adeguamento dell’organico operativo agli standard previsti per l’inizio del 2026.