In Italia ogni campanile vuole la sua stazione, ma così si rischia di non vederla mai.

L’accordo tra Toscana e Umbria per la futura stazione dell’alta velocità, con l’ipotesi Rigutino che sembra ormai prevalere su Creti‑Farneta, doveva essere approvato due giorni fa dalla giunta regionale. Ma, come spesso accade nel Paese dei campanili, si è scelto di rimandare. Il rischio, a forza di rinvii e veti incrociati, è che la stazione MedioEtruria venga costruita tra mille anni — o forse mai.

Da Siena, città che spinge da tempo per l’opzione Creti‑Farneta, si levano le voci di chi teme di restare escluso. Associazioni di categoria hanno scritto al presidente Giani per chiedere un incontro e sollecitare prudenza. Anche le consigliere regionali Pd, Anna Paris ed Elena Rosignoli, mostrano scetticismo: la prima chiede “compensazioni importanti” in caso di scelta su Rigutino, la seconda ammonisce che “decisioni così rilevanti vanno prese ascoltando tutti i territori”.

Chiusi, tramite il suo sindaco Gianluca Sonnini, rilancia un’idea alternativa: una “MedioEtruria diffusa” che valorizzi Chiusi, Arezzo e Perugia, ricordando che migliaia di persone ogni giorno usano treni regionali e intercity e non solo l’alta velocità. Il messaggio è chiaro: non dimentichiamoci dei pendolari e delle realtà locali.

A Siena il dibattito è rovente. L’assessore alla mobilità Enrico Tucci ribadisce il sostegno a Creti‑Farneta. Il movimento Siena Ideale attacca frontalmente l’intesa Toscana‑Umbria, accusando Giani e la Regione di piegarsi agli interessi aretini: “Non va giù che qualcosa si faccia vicino a Siena”.

Ma il punto più concreto è un altro: “Se si mette in discussione Creti senza avere un’alternativa realizzabile, si crea solo il pretesto per non fare nulla. Bisogna accettare il ‘progetto possibile’, anche se non lo ha proposto chi avremmo voluto”. Lo stesso discorso vale, secondo Siena Ideale, anche per l’aeroporto di Ampugnano.

Alla fine, però, il nodo resta sempre lo stesso: ognuno tira la coperta dalla propria parte, ma se si continua così, l’unico risultato certo sarà il congelamento di tutto. E mentre i territori litigano, i treni — quelli veri — sfrecciano transitando.

Fonte La Nazione