A partire da aprile 2026, sarà possibile viaggiare di notte direttamente da Basilea a Copenaghen e Malmö tre volte alla settimana.

Un’iniziativa pensata per ridurre l’impatto ambientale del trasporto internazionale, ma che comporta costi significativi.

Come riferisce il gruppo editoriale Tamedia, la Confederazione sosterrà il nuovo servizio con un contributo complessivo di 47 milioni di franchi (circa 50 milioni di euro) fino al 2030. Tradotto su base operativa, significa circa 30.000 franchi di sussidio per ogni singolo viaggio (circa 32 mila euro).

Costi principali

Le FFS spiegano che i costi elevati derivano principalmente dalla manutenzione del materiale rotabile, dall’impiego del personale e dalla pulizia dei compartimenti letto e delle cuccette.

Un’analisi del Ministero federale dei Trasporti tedesco mostra che circa il 45% delle spese è legato ai treni stessi, mentre il 14% è imputabile sia al personale che alla pulizia.

Costi per chilometro

I costi per chilometro si situano tra i 35 e i 45 euro. Considerando che la tratta fino a Malmö copre fino a 1300 chilometri, ogni corsa può arrivare a costare tra i 40.000 e i 60.000 euro.

Biglietti più cari di un volo?

Un ulteriore ostacolo economico è legato alla natura stessa dei treni notturni: a differenza dei posti a sedere, ogni cuccetta può essere venduta una sola volta per notte. Anche ipotizzando un tasso di occupazione del 70% — considerato normale —, il prezzo dei biglietti necessario a coprire i costi operativi sarebbe superiore a quello di un volo aereo sulla stessa tratta.

Controversie politiche

L’intervento pubblico a sostegno del servizio resta oggetto di dibattito politico. Inizialmente erano stati previsti 30 milioni di franchi all’anno per il finanziamento dei treni notturni, ma il Parlamento ha ridotto l’importo a 10 milioni. La maggior parte di questi fondi sarà destinata proprio al collegamento verso la Scandinavia.

I partiti ecologisti e di sinistra, come Verdi e PS, chiedono di aumentare i finanziamenti. Le forze del centro‑destra, al contrario, propongono di eliminarli del tutto. Il tema tornerà probabilmente in discussione parlamentare entro il 2026.